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INSIDE OUTSIDE

Milano aperta e schegge di periferie

Dal 20 febbraio e fino al 31 marzo due mostre fotografiche raccontano le trasformazioni del capoluogo lombardo dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta. Una attraverso gli scatti di Nino De Pietro e l'altra con una selezione di immagini storiche e attuali, nonché un omaggio all'ascensore.

20 February 2018

Milano si mostra, nel senso che da teatro di esposizioni diviene lei stessa protagonista di due progetti fotografici che ne ripercorrono disordinatamente le strade per restituirci l'immagine di una città il cui desiderio di rinascita fa da contrappunto alle tracce dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale ancora presenti nei luoghi della vecchia periferia.

Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano è infatti il titolo della mostra che fino al 31 marzo la Fondazione Luciana Matalon dedica a Nino De Pietro (Milano, 1921). Curata da Maria Possenti, Emanuela Sesti e Italo Zannier in collaborazione con Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia di Firenze, presenta 70 fotografie in bianco e nero che De Pietro, munito solo della sua Leica, ha scattato a Milano tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta.

Matrice linguistica di queste immagini è il cinema neorealista italiano che, da Roberto Rossellini a Vittorio De Sica e Luchino Visconti, ha rappresentato la vita nella sua umile quotidianità, preferendo volti anonimi e ambienti privi di qualsiasi abbellimento. Come loro, De Pietro racconta Milano senza regole formali o imposizioni ideologiche, mettendone in luce luoghi dismessi, ma animati dai sentimenti di chi li abita.

Ecco che allora, a prendere vita in questi scatti, sono i navigli e i cortili delle case di ringhiera, le tende da sole dei grandi condomini periferici, la neve a Sesto San Giovanni e la ferrovia nel quartiere di San Cristoforo, la Trattoria del Risveglio, frequentata da Giorgio Gaber, le baracche di viale Plebisciti e il Vicolo dei Lavandai, tanto caro a De Pietro da decidere di stabilirsi lì con il suo studio.

Ancora al capoluogo lombardo è dedicato il secondo appuntamento della mostra Milano Aperta, che inaugura il 20 febbraio all'interno di Paleocapa 7, edificio costruito alla fine degli anni Quaranta dall'architetto Pietro Lingeri. Proprio l'intervento su questo palazzo a opera di Scandurra Studio Architettura ha ispirato il tema della mostra organizzata da Alessandro Scandurra e sviluppata attraverso la voce di URBANFILE.

Affiancando immagini storiche e immagini attuali sono raccontate non soltanto le trasformazioni di edifici milanesi di grande valore architettonico, ma anche e soprattutto le vicissitudini di questi spazi nel tempo. A partire dal 1945 fino al decennio successivo Milano si ritrova infatti investita da una vera e propria mobilitazione per l'opera di ricostruzione. In questo contesto trovano spazio progettisti come Piero Bottoni, Luigi Moretti, Vico Magistretti, Armin Mieli, Pietro Lingeri e Gigi Ghò che, con i loro edifici alti e a torre, disegnano tanto lo skyline quanto il tessuto urbano dell'epoca.

E mentre la città cresce in altezza, diventa protagonista il mezzo di trasporto verticale per eccellenza: l’ascensore. Parte strutturale dell’edificio, ma anche luogo d’incontro, nonché oggetto di un immaginario fantastico, a lui è dedicato il racconto – un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo – curato da URBANFILE con il supporto di KONE.

Schegge di periferie: il Neorealismo a Milano

Fotografie di Nino De Pietro

fino al 31 marzo

presso Fondazione Luciana Matalon

Foro Buonaparte 67 - Milano

orario: da martedì a domenica dalle 10 alle 19

ingresso: da euro 3 a euro 4 + euro 2 tessera associativa Amici della Fondazione Luciana Matalon

Milano Aperta

dal 20 febbraio fino ad aprile 2018

via Paleocapa 7 - Milano

orario: da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18

ingresso: libero

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