18 March 2014
Mezzo secolo è passato dalla sua scomparsa precoce avvenuta per infarto quel 6 febbraio 1963, nel suo studio milanese a nemmeno trent’anni e il riconoscimento internazionale per questo artista genialmente radicale è un fatto compiuto. Ecco allora che Milano ha deciso di dedicargli una mostra, la più importante mai realizzata in città dalla sua morte con 130 opere che rendono conto di tutta la sua parabola artistica: l’appuntamento è a Palazzo Reale, dal 26 marzo al 2 giugno.
Piero Manzoni viene raccontato dagli esordi in area post informale, alla concezione degli Achromes, quelle superfici bianche di gesso o argilla bianca che non manifestano alcun significato, né esibiscono alcuna manipolazione della materia, ma come scriveva nel 1970 Vincenzo Agnetti, storico compagno di Manzoni, sono: “quadri bianchi, così semplici, così vicini al niente: tavole di bellezza ricordante...”, dalle Linee alle Impronte, dal Fiato alla Merda d’artista, dal coinvolgimento del corpo fisico vivente nella Base Magica, quella struttura in legno a tronco di piramide che simula il classico piedistallo di statua, su cui Manzoni mette in posa le modelle panneggiate come statue antiche, fino alla dimensione totalizzante dell’esperienza estetica di progetti come il Placentarium.
Manifesti, fotografie, cataloghi, lettere e persino un filmato con documenti inediti, integrano il percorso espositivo, restituendo il clima fervido a cavallo tra gli anni 50 e 60 quando Milano era davvero una delle autentiche capitali culturali europee.
"Impulso inconscio che rende evidenti i valori universali" ecco che cos'è l'arte per Piero Manzoni, che nel 1957 a dichiara: "Consideriamo il quadro come nostra area di libertà in cui andiamo alla scoperta delle nostre immagini prime. Immagini quanto più possibile assolute, che non potranno valere per ciò che ricordano, spiegano, esprimono, ma solo in quanto sono: essere".
Da qui il suo interrogarsi sul ruolo dell’autore e la sua produzione polemica verso una certa sacralizzazione dell’artista, da cui prendono origini opere che, come Merda d’artista (con quei 30 grammi di escrementi conservati al naturale e rigorosamente Made in Italy), a oltre 50 anni di distanza dalla loro creazione, non hanno ancora smesso di essere fonte di ispirazione e di pensiero.
Piero Manzoni 1933-1963
a cura di Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo
mostra prodotta da Comune di Milano e Skira editore
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12
26 marzo - 2 giugno 2014
Orari
lunedì 14.30-19.30
da martedì a domenica 9.30-19.30
giovedì e sabato 9.30-22.30
Catalogo mostra Skira
Pubblicazione saggio Breve storia della merda d'artista, di Flaminio Gualdoni, per la collana SkiraMiniSaggi