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FOOD

Il Natale degli altri

DI Gaetano Moraca

28 November 2016

Come vuole il detto, noi italiani tendenzialmente preferiamo passare le feste natalizie in famiglia, nel caldo abbraccio di parenti e amici, degustando piatti della tradizione regionale di appartenenza. Ma se quest’anno volessimo stupire i nostri convitati potremmo addentrarci in terreni poco esplorati di tradizioni altre, osando e mettendo alla prova gli intramontabili sapori natalizi di casa nostra. Potremmo prendere spunto dal Paese di Queen Elizabeth, dove il piatto forte del Christmas dinner è senza ombra di dubbio l’anatra (o tacchino) arrosto, ripiena di cipolle, mele e accompagnata da cavolini di Bruxelles o da patate a spicchio. Se l’anatra vi sembra troppo rischiosa ci sono altre portate immancabili in un pranzo di Natale british style, decisamente più semplici da preparare: per esempio i parsnips, dei tuberi tagliati a fettine sottili e fritti come fossero patatine che accompa- gnano vassoi di pigs in a blanket, deliziose salsicce avvolte nel bacon. Oppure potete dare una chance al chestnut stuf ng, una sorta di polpettone preparato con pane raffermo, castagne, erbette, cipolla e burro. Qualunque sia il piatto principale che sceglierete, dovrà rigorosamente essere irrorato con salsa di mirtilli rossi e accompagnato dalla bread sauce fumante. Infine c’è da sapere che il pranzo di Natale inglese (ma anche quello irlandese) si chiude necessariamente con il Christmas pudding, il tipico dolce dalla forma rotonda a base di uova, mandorle, frutta candita, rum e spezie. Già diffuso nel XVI secolo, divenne il dolce ufficiale del Natale inglese quando la regina Vittoria lo adottò sulla propria tavola. D’obbligo è la guarnizione d’agrifoglio posta in cima, come testimoniano le pagine di A Christmas Carol di Dickens.

In Svezia ci si attiene strettamente a tradizioni secolari, risalenti al Medioevo, con la preparazione del lut sk, baccalà che viene macerato per una settimana in acqua e soda e condito con panna, besciamella o burro fuso. Per restare sui richiami marittimi possiamo scegliere tra aringhe marinate, salmone, polpettine, patate gratinate e acciughe. La cena non può non concludersi con le note scandinave per eccellenza: le spezie. Riempite le vostre tavole di una pioggia di pepparkakor, i biscottini fatti in casa dalle forme natalizie e aromatizzati alla cannella, al cardamomo, allo zenzero, ai chiodi di garofano. E se invece li avete adoperati come decorazioni per l’albero di Natale, potete onorare la tradizione svedese della mandorla portafortuna nascosta nel risgrynsgrot, un budino di riso al latte e cannella.

In Austria e in Repubblica Ceca invece il piatto forte, soprattutto della vigilia di Natale, è la carpa fritta che può essere servita con insalata russa con ortaggi, tuberi, uova, maionese e spezie, oppure con insalata di patate o zuppa di verdure. Arrivata solo nel XIX secolo sulle tavole, ormai è la regina delle feste. Nel periodo d’Avvento infatti le città ceche e austriache si riempiono delle vasche piene di carpe dei venditori. Secondo la tradizione è di buon auspicio finanziario mettere un paio di lische del pesce nei propri portafogli.

In Spagna, ma un po’ anche in tutta l’America Latina, specie in Argentina, il dolce tradizionale è il roscòn de Reyes, che potremmo tradurre come il ciambellone dei Re Magi. Come dice il nome stesso è tipico del 6 gennaio, giorno in cui la tradizione cristiana celebra la venuta dei Magi, ma ormai è usuale mangiarlo anche a conclusione del pranzo di Natale. Si tratta di una ciambella alta e soffice, la cui superficie è decorata con frutta candita e zucchero a velo. All’interno dell’impasto potete nascondere una monetina o una fava bianca (per evitare spiacevoli incidenti dentali), che premierà il fortunato con un anno nuovo ricco di belle novità. Infine se volete stupire e deliziare i vostri ospiti con un liquore che trasuda spirito del Natale al 100%, non potete non portare in tavola calici colmi di eggnog (altrimenti noto come latte di gallina). Si tratta di una sorta di zabaione con l’aggiunta di rum, brandy, vaniglia e noce moscata. La sua prima apparizione storica la rintracciamo nella colonia britannica di Jamestown, in Virginia. Questo spiega l’ampia diffusione di questa bevanda tra Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Francia del Nord e Lussemburgo.

In apertura tavola imbandita per pranzo natalizio di una benestante famiglia newyorkese, ph. Christina R. - Flickr.

Articolo pubblicato su Club Milano 35, ottobre - novembre 2016. Clicca qui per scaricare il magazine.

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