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LIFESTYLE

La villa in cui Hendrix suonò il blues

Alla scoperta della villa Liberty di via Bodoni 19, zona nord-ovest di Milano. Costruita in pieno tramonto Belle Époque e sopravvissuta ai dolorosi bombardamenti dell’agosto 1943, questa location speciale è risorta nei vivacissimi anni Sessanta grazie a certi inquilini-beat e a un loro ospite molto psichedelico.

DI Simone Sacco

28 May 2014

Foto di Cecilia Gatto

100 anni esatti. È questa infatti l’età storica della villa Liberty di via Bodoni, location tuttora poco battuta dai trendsetter meneghini ma decisamente ricca di fascino. Siamo nella zona della cosiddetta “Bindellina”. Da queste parti, si trova anche il ristorante Innocenti Evasioni. E comunque il Portello e il recentissimo quartiere di Porta Vittoria restano a pochi minuti di cammino da questa strada. Edificata nel lontano 1914 e passata di proprietà sul finire degli anni Trenta, se la vide decisamente brutta negli anni ‘42/‘43 quando la città venne bombardata dalla RAF britannica; in queste zone d’altronde sorgevano gli stabilimenti dell’Alfa Romeo, chiaro obbiettivo strategico/militare. L’abitante più celebre di via Bodoni 19 è stato sicuramente Piero Montagnani Marelli, senatore della Repubblica, vicesindaco di Milano e medaglia d’argento al valore partigiano (da qui il nomignolo “Villa dei Rossi”, assunto temporaneamente dalla costruzione per via del passato combattente del suo proprietario). Nel 1954 venne aggiunta la torretta che svetta sulla parte sinistra dell’abitazione e si dice che in queste stanze abbia battuto diversi ciak lo stimato regista Carlo Lizzani, quello di Banditi a Milano con un super Gianmaria Volonté nei panni del rapinatore Pietro Cavallero. Per quanto riguarda invece la mitologia pop l’Equipe 84 – uno dei nomi più riveriti del beat tricolore – installò qua la sua “factory creativa” sul finire degli anni Sessanta. Le Rolls-Royce dai colori sgargianti cominciarono a fare la loro presenza in giardino, le chitarre suonarono fino a tarda notte mentre, tra il primo e il secondo piano, apparizioni più o meno mitizzate (Jimi Hendrix, Keith Richards, Anita Pallenberg, forse Andy Warhol) fecero la loro comparsa in quella che era diventata una tappa obbligatoria del flower power alla milanese. Via Bodoni 19 come Haight Ashbury a San Francisco o Abbey Road a Londra. E nel caso di Jimi potete pure metterci la firma, visto che il chitarrista mancino di Seattle suonò al Piper la sera del 23 maggio 1968 prima di trasferirsi da Vandelli e soci per un’infuocata jam session. Ma passato quell’uragano hippy la villa restò sempre lì, elegante, silenziosa. Con la sua Magnolia centenaria, le sue sculture femminili e la sua facciata impreziosita da una vetrata floreale e da fregi inneggianti alla natura. Fino a oggi e alla sua attuale funzione di abitazione privata più bed and breakfast che non disdegna di collaborare con il Salone del Mobile o Piano City. Piccola oasi di passato immersa in un presente sempre più frenetico.

Articolo pubblicato su Club Milano 20, maggio – giugno 2014. Clicca qui per scaricare il magazine.

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