In occasione degli 80 anni dalla nascita di Rainer Werner Fassbinder, Cineteca Milano celebra il regista con la rassegna Maledetto ti amerò al Cinema Arlecchino: nove titoli tra film e documentari per riscoprire uno degli autori più intensi e controversi del cinema europeo del Novecento
DI MARCO TORCASIO
01 July 2025
A 80 anni dalla nascita di Rainer Werner Fassbinder, figura chiave del nuovo cinema tedesco, Cineteca Milano celebra il regista con la rassegna Maledetto ti amerò, in programma dal 2 al 30 luglio al cinema Arlecchino. Otto film più un documentario compongono un percorso attraverso la filmografia di un autore che ha ridefinito il concetto di melodramma, mescolando la densità emotiva delle relazioni con l’analisi storica e sociale della Germania del Novecento. La rassegna, realizzata con il patrocinio del Goethe-Institut e in collaborazione con il PAC, offre al pubblico l’occasione di rileggere l’opera di un artista complesso, prolifico e mai riconciliato, la cui eredità continua a influenzare il cinema europeo.
Siamo di fronte a un viaggio nella filmografia di un autore che ha saputo raccontare con lucidità brutale le contraddizioni dell’amore, del potere e della società. Fassbinder, regista e attore, produttore e drammaturgo, ha lasciato in poco più di un decennio un corpus monumentale di opere. Le sue storie, spesso costruite su triangoli emotivi e conflitti irrisolti, restano attuali per la loro capacità di fondere l’intimità con la riflessione storica, la denuncia sociale con la forma cinematografica radicale. Nessun altro, nel cinema europeo degli anni Settanta, è riuscito a conciliare in modo così coerente il racconto personale con la narrazione politica. Ogni film è un frammento di un affresco più ampio: quello di un Paese, la Germania, alle prese con il suo passato e le sue metamorfosi. E ogni personaggio, una figura condannata ad amare troppo o troppo male. A volte, entrambe le cose.
L’amore è più freddo della morte (1969)
Opera prima in cui Fassbinder prende ispirazione dal polar francese per raccontare la storia di Franz, piccolo criminale conteso tra l’amico Bruno e la compagna Joanna. In un’atmosfera sospesa, si consuma un triangolo fatto di tradimenti e ambiguità. Un noir glaciale, primo atto di una poetica dura e minimalista.
Le lacrime amare di Petra von Kant (1972)
In un interno borghese e teatrale, Petra, stilista di successo, si innamora della giovane Karin. Il rapporto evolve in una spirale di dominio, dipendenza e umiliazione.
Un melodramma claustrofobico, tutto al femminile, sull’amore come trappola.
La paura mangia l’anima (1973)
L’amore tra Emmi, donna tedesca anziana, e Ali, operaio marocchino molto più giovane, scatena il pregiudizio del vicinato. Ma anche l’intimità si fa terreno minato. Un omaggio a Douglas Sirk, con uno sguardo lucido sull’intolleranza quotidiana.
Fassbinder (2015)
Il documentario di Annekatrin Hendel ripercorre la vita del regista tra eccessi, genio e autodistruzione. Archivi, interviste e testimonianze raccontano un artista fuori scala. Ritratto intenso di un uomo che ha consumato la vita con la stessa urgenza del suo cinema.
Effi Briest (1974)
Dal romanzo di Theodor Fontane, la storia di una giovane moglie infelice nella Germania ottocentesca. L’estetica è rigorosa, quasi cristallizzata.
Una tragedia muta e sommessa, dove la forma scolpisce la repressione.
Il mondo sul filo – Parte 1 (1973)
La prima parte di un visionario film TV: in un futuro prossimo, un supercomputer simula una realtà parallela. Il protagonista inizia a dubitare della propria percezione.
Filosofia e fantascienza si fondono in un thriller sull’identità e il reale.
Il matrimonio di Maria Braun (1978)
Maria, vedova di guerra, attraversa il dopoguerra tedesco con ambizione e freddezza. Usa il corpo e la mente per sopravvivere, senza mai piegarsi.
Un’icona della rinascita tedesca, tra ascesa sociale e vuoto emotivo.
Il mondo sul filo – Parte 2 (1973)
La seconda parte del dittico svela i meccanismi dietro il mondo simulato. La tensione cresce, la verità si fa più inquietante.
Un’esplorazione che anticipa Matrix, dove l’uomo si specchia nella macchina.
Il fabbricante di gattini (1969)
Trasposizione filmica di una pièce teatrale dello stesso Fassbinder, racconta la monotonia di un gruppo di giovani immigrati nella Germania del benessere. L’inerzia, il razzismo e la violenza covano sotto la superficie. Una cronaca secca e disturbante di un’apatia generazionale.