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MUSICA

Un’eco vibrante di musica e partecipazione

Jazzmi ha celebrato il suo decennale nel migliore dei modi: regalando alla città un diario musicale corale, fatto di storie, incontri e suoni capaci di unire migliaia di persone. E già si guarda alla prossima edizione, con la sensazione che il viaggio sia solo all’inizio

DI REDAZIONE CLUB MILANO

10 November 2025

La decima edizione di Jazzmi si è conclusa lasciando alla città un’eco vibrante di musica e partecipazione: con sale piene, un pubblico trasversale per età e provenienze, e quell’energia contagiosa che ogni anno trasforma Milano in una grande casa del jazz. Nei suoi diciassette giorni di programmazione, il festival ha richiamato oltre 40.000 spettatori e messo in moto più di 300 artisti distribuiti su oltre duecento appuntamenti diffusi in tutta la città.

Il cartellone del 2025 ha confermato la vocazione di JAZZMI a unire linguaggi, generazioni e culture musicali diverse. A brillare, innanzitutto, sono stati i nomi più attesi: Diana Krall, capace come pochi di richiamare un pubblico variegato, ha siglato uno “tutto esaurito” tra i più celebrati dell’edizione; Marc Ribot ha portato la sua chitarra tagliente in uno dei concerti più raccontati dai fan; gli Arrested Development hanno trasformato la serata in una festa collettiva, ricordando quanto il jazz continui a vivere nelle sue contaminazioni con l’hip hop e la black music contemporanea.

Sold out e come sempre molto partecipate anche le quattro date al Volvo Studio Milano, un luogo nel quale gli artisti hanno interagito con il pubblico in un dialogo continuo tra musica e parole. Hanno incantato le note jazz e swing di Simona Molinari e le sonorità calde della talentuosa contrabbassista franco-colombiana Eda Diaz, così come le performance della bassista londinese Amy Gadiaga e del polistrumentista Sam Greenfield.

Rimanendo sul fronte internazionale, momenti memorabili sono arrivati grazie ai suoni ancestrali dei Huun-Huur-Tu, alla vocalità profonda di Sydney Ellis, alla poesia pianistica di Abdullah Ibrahim e al groove sofisticato di Richard Bona con il suo Asante Trio. Anche l’arrivo di Amaro Freitas ha lasciato un segno, con il pianista brasiliano sempre più al centro dell’attenzione per il suo stile radicale e spirituale. Tra i progetti più sorprendenti, spiccano i Mammal Hands, con il loro impasto di minimalismo e pulsazioni elettroniche, e la Mike Stern Band, che ha confermato il chitarrista tra le figure più carismatiche del jazz fusion contemporaneo.

Non sono mancati i grandi protagonisti europei: Paolo Fresu, presenza affezionata del festival, ha ritrovato un pubblico che ormai lo considera di casa; Richard Galliano e Jan Lundgren hanno costruito un dialogo musicale di grande eleganza; mentre Louis Sclavis e Pino Ninfa hanno unito musica e immagine in un racconto emotivo e raffinato. Tra gli esperimenti più apprezzati anche il trio di Pete Roth con Bill Bruford, e il quartetto di David Murray, che ha riportato a Milano una delle voci più inconfondibili del sax moderno.

La città, come sempre, è stata coprotagonista. Dai grandi teatri – Arcimboldi, Dal Verme, Lirico Giorgio Gaber – ai luoghi simbolo come Triennale Milano e Blue Note, fino a club e spazi indipendenti come Biko, Base e Santeria Toscana 31, Jazzmi ha ridisegnato la mappa urbana attraverso la musica. «Jazzmi è un mondo che parla a diverse sensibilità», ha ricordato il co-direttore artistico Luciano Linzi, sottolineando come il festival continui a rappresentare un ponte fra passato e futuro del jazz, fra tradizione e innovazione. Una dichiarazione che ben riassume lo spirito di questa edizione: un caleidoscopio di linguaggi che conferma Milano tra le capitali musicali più vivaci d’Europa.

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Quintorigo & John De Leo al Teatro Dal Verme
In apertura, Amaro-Freitas, Triennale

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