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STILI

Joseph

Quando suono dal vivo entro in trance

Classe 2003, Joseph è un giovane artista avellinese che ha coltivato la passione per il canto sin da bambino, per poi integrarla a quella della scrittura. Dopo la pubblicazione del singolo Nina è al lavoro su un EP caratterizzato da un mix di atmosfere intime e sound urban pop

DI GIULIANO DEIDDA

24 October 2025

Partiamo da Nina, il suo ultimo singolo. È un brano che si discosta dai pezzi precedenti, sia per l’atmosfera che per l’arrangiamento. È il primo segnale di un cambio di direzione?

L’idea per Nina è nata un annetto fa con Kyv, il mio produttore nonché coinquilino. Lui voleva realizzare qualcosa di acustico e io in effetti continuavo ad ascoltare un album che mi piace tantissimo, Two Star & The Dream Police del cantautore americano Mk.Gee, il cui sound va in quella direzione. Abbiamo così deciso di asciugare la produzione e di far emergere le emozioni. Abbiamo lavorato a questo brano come se si trattasse di un mondo a sé.

Quando arriverà il primo album?

Sto lavorando a un primo progetto che ancora non chiamo album, perché conterrà cinque o sei pezzi. Dentro ci sarà uno spettro delle emozioni dei miei ultimi due anni e mezzo, da quando mi sono trasferito a Milano da Avellino. Conterrà un pezzo sulla mia famiglia, Nina e un paio di brani nei quali si fa un bilancio del negativo e del positivo, con un messaggio di speranza per tutti. Sarà una compilation di emozioni, con un sound coerente, restando in una stanza sonora intima. Arriverà entro l’anno, stiamo scegliendo le piattaforme giuste.

Come si è avvicinato alla musica?

Il grazie più grande lo devo a mia madre, che ha sempre riempito la mia vita di musica, quella con cui è cresciuta la sua generazione, Michael Jackson, The Police e Phil Collins, tanto per fare qualche nome. Già piccolissimo imitavo Michael Jackson davanti allo specchio. Così, già molto giovane, ho scritto le prime cose. Ancora adolescente ho trascorso un’estate in Spagna da mio zio. Suonavo nel suo ristorante. Tornato in Italia ho cercato qualcuno con cui confrontarmi, che suonasse meglio di me e avesse un po’ di esperienza nelle produzioni. Una mia amica mi ha presentato Kyv nel 2019. Da allora è iniziato il nostro percorso artistico. Mi ha introdotto nell’ambiente e abbiamo iniziato a lavorare insieme nel suo studio. Poi ci siamo trasferiti a Milano insieme a altri amici. Io sono arrivato dopo la maturità e mi sono iscritto qui alla facoltà di Lettere Moderne alla Cattolica.

Come è stato partecipare al Nameless Festival?

Mi è piaciuto tanto. È stato un giorno strano. Mi sono svegliato senza voce, per cui sono partito per la Brianza, dove si teneva il festival, decisamente disperato. Alla fine, ho miracolosamente performato. Quando mi esibisco sono in trance, all’interno della situazione, per così dire. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è che abbiamo dovuto utilizzare le basi.

Tornerà presto a esibirsi dal vivo?

Dopo la pubblicazione dell’E.P. vorrei portarlo in giro il più possibile. È la prima volta che ho un progetto più grande da presentare.

Con chi sogna di collaborare? Non si ponga limiti…

Il sogno impossibile sarebbe solo e sempre Pino Daniele. Qualche giorno fa, per rilassarmi dopo aver sostenuto un esame all’università mi sono rilassato ascoltando un suo live in Svizzera. Lui era favoloso. Per essere realistico, potrei invece fare tanti nomi, da Venerus a Mahmood, passando per Carmen Consoli.
 

 

In apertura, pull Sandro, camicia Random Identities by Stefano Pilati, jeans Levi's Red Tab e stringate Referenc. Foto di Ludovica Arcero. Special thanks: Valentina Manfredi

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