Oste di Elita Bar e project leader di Casino Royale, abbiamo incontrato Alioscia Bisceglia in un periodo “incasinato ma bello”, come lo definisce lui stesso: durante la preparazione della prima data del tour che ha preso il via da Milano.
DI TOMMASO LAVIZZARI
15 March 2022
Mi alleno a stare bene. In questo momento, la realtà di Elita Bar è quella che mi vede più impegnato, a confronto con un pubblico più giovane di me. Nella mia meritata pigrizia ho un punto d’osservazione privilegiato. Vedo come si vestono, cosa ascoltano, come si comportano. Elita Bar è un hub dove la gente si incontra e dove succedono cose. Tutto quello che fa parte della creatività deve fare costantemente i conti con un cambiamento veloce. Le cose fanno il giro più volte, è complicato stargli dietro, ma è anche difficile che qualcosa ti folgori. Ho 53 anni e sono cresciuto in un contesto legato al costume, alla comunicazione, al pensiero, all’arte. Oggi, quando guardo Yellowstone mi identifico nel padre, non sono più il figlio. Quindi, posso dire di sentirmi bene. Ho cominciato a sentirmi bene con me stesso a 40 anni. Oggi che sono un over-fifty: sono come prima, ma più consapevole, come molti miei coetanei. Sento la libertà di potermi esprime- re con la stessa forza di prima, ma con un bagaglio che mi permette di avere una visione più completa di tutto. Non ho paura di niente, in un confronto sano di creatività. Non ho più la fame di prima perché sono contento di quello che ho fatto. Ho un nuovo equilibrio. Ho imparato a delegare di più, a persone cui trasmetto la mia stessa visione. È una lezione di questo momento, incasinato ma bello: torna Casino Royale, c’è Elita, sono padre. È una prova di maturità.
Ho frequentato l’Istituto d’Arte alla Villa Reale di Monza e l’ho amato. All’epoca c’era anche tanta gente di Milano, non era una scuola provinciale. Mi hanno insegnato a coltivare l’idea di progetto. Tra i 13 e i 14 anni, negli anni Ottanta, ho fatto due anni di Marangoni perché volevo fare lo stilista. Disegnavo figurini con creste, ciuffi colorati, alla Stray Cats e non facevo nulla di quello che mi chiedevano. Così mi hanno fatto capire che non era il caso di proseguire. Era già emersa la mia passione pe un certo tipo di estetica. Mia sorella più grande, da Londra, mi ha influenzato parecchio. Ho sviluppato un’attitudine al progetto derivata dal design e dall’architettura, che ho studiato, e una visione estetica che ho applicato a tutta la mia vita. Casino Royale prima di tutto; Garigliano Social Club era ben più di un luogo: una casa occupata, un centro polifunzionale con cinema, bar, ristorante, spazio d’arte e di un certo tipo di eventi. Mi sono sempre espresso così: una visione piena del passato che cerco di rielaborare in modo differente nel presente. Oggi succede con Elita Bar. Sono semplicemente un Working Class Dandy (risata, NdR). Il mio talento è saperci fare con le persone. Oggi sono un oste per questo motivo, anche se, a volte, mi dicono che ho un carattere non facile, appaio un po’ respingente. In realtà amo far star bene le persone.
Sia con Casino Royale che a Garigliano facevo da mangiare per tutti. Era la stessa cosa. Oggi la cucina è il mio ufficio ed Elita Bar è abbastanza “aliosciano”. La gente che ci assomiglia si ferma qui. È la trasversalità che ho imparato dalla Milano che ho frequentato da ragazzo di periferia: dall’amico ricchissimo all’amico di strada. Milano, un tempo, consentiva al borghese di mischiarsi con il proletario, ognuno poteva imparare dall’altro. Oggi non è più così: si ostenta per creare distanza.
A un certo punto della mia vita ho avuto l’opportunità di andare a studiare a Londra, ma ho scelto Milano. Milano è la mia arena. Milano è la mia città. Ho un rapporto di amore e fastidio. Sono cresciuto in periferia e venire a Milano era un viaggio da percorrere senza mezzi comodi. Ho avuto, sin da subito, un rapporto diretto e intenso con questa città. Ho imparato che va osservata di notte. Si notano profili di eleganza che, di giorno, sfuggono. Milano d’inverno ha grigi e beige di un’eleganza incredibile. È una Signora distinta, non per tutti. Non me ne sono voluto andare, forse con la presunzione di voler lasciare un segno. Credo di averlo fatto, certo con Casino Royale, con Garigliano per la socialità, gli eventi di Elita e di Royality… Oggi ci provo con Elita Bar, non un bar per turisti, che sono certamente i benvenuti, ma un posto per chi vive Milano. A volte è come se mi aspettassi qualcosa in cambio. Mi illudo che prima o poi succederà di avere l’opportunità di creare un Garigliano 2.0, ma è difficile che possa accadere. Mi resta il piacere di aver influenzato molti grazie a quello che ho fatto.
L’intervista completa ad Alioscia Bisceglia è stata pubblicata su Club Milano 62. La foto è di Sha Ribeiro