Nel suo nuovo romanzo, Isola, la storica voce di Radio Deejay racconta le vicissitudini di un condominio che ha resistito all’invasione di grattacieli nel quartiere di Milano a più alto tasso di cambiamento. Che poi è dove ha scelto di vivere. Abbiamo intervistato Diego Passoni.
DI MARZIA NICOLINI
07 June 2022
C’è qualcosa che ti cattura all’istante nel nuovo libro Isola di Diego Passoni (Mondadori). Molto probabilmente è da ricondurre a quel mix perfettamente bilanciato di osservazioni profonde, di quelle che fanno riflettere, e leggerezza condita con sense of humour. Praticamente la cifra distintiva di Diego Passoni. L’autore, per tutti Diego della trasmissione Pinocchio di Radio Deejay (insieme alla Pina e alla Vale), ha ambientato il suo romanzo in uno dei quartieri più vivaci di Milano, tra grattacieli svettanti e condomini di ringhiera di inizio Novecento. Ed è qui, in una vecchia casa di ringhiera che ha saputo miracolosamente resistere al processo di gentrification dell’Isola, che tutto ha inizio. I suoi abitanti, infatti, sono un gruppo variopinto di persone, le cui vicende si intrecciano con esiti inaspettati.
Abbiamo parlato con l’autore, reduce dal Salone del Libro di Torino e da un periodo intenso di presentazioni e incontri finalmente live. E ve lo diciamo subito: l’Isola è il quartiere in cui Diego Passoni vive da tempo, quindi lo conosce come le sue tasche.
L’idea è nata dalla storia di un amico, Mario, che una decina di anni fa ha deciso di abbandonare il classico lavoro sicuro e di successo. E non per scappare lontanissimo ad aprire il classico chiringuito sulla spiaggia, ma per stare a Milano e provare a esaudire il suo sogno: un negozio di piante e fiori. Oggi è indubbiamente il più bello dell’Isola e si chiama Offfi.
Abbiamo trovato la casa che faceva per noi: molta luce naturale e un terrazzino di 20 metri quadri all’ultimo piano. Non conoscevamo moltissimo il quartiere, ma ci ha conquistati.
La prossimità al Cimitero Monumentale: un luogo in cui vado e rivado molte volte.
Il problema non è il nuovo, anzi! La questione è cosa sappiamo tenere del vecchio, dell’antico, perché il nuovo non sia una copia degli stessi errori ma sappia sfruttare altri materiali e veicolare valori di accessibilità, inclusione delle fasce più povere, sicurezza, presenza di verde.
Tutto quello che nel libro accade è vero. Una libera raccolta di fatti accaduti ad amici, conoscenti o al massimo ad amici degli amici. Insomma, nessuna leggenda metropolitana.
Non ho una routine e vi confesso che scrivo in modo disordinato rispetto a come vorrei. Ma è così per tutto. Intendo dire che sogno la routine monastica, ma poi la vita vera è sempre piena di imprevisti, cambi di orario, novità. E va bene così. Quel che posso dirvi è che sono un’allodola: mi alzo presto e vivo le prime ore del giorno come le “mie”.
Il senso dell’ottimismo e l’empatia verso l’altro, anche verso chi sbaglia. Sarei felice di sapere che la lettura di questo libro può essere per qualcuno una resa alle fatiche quotidiane.
Sincero: di Monza non mi manca nulla. Sono fuggito da un posto apparentemente ameno, ma vuoto di idee, di creatività e di curiosità. Preferisco frequentare i cimiteri: sono più vivi e interessanti di questi parcheggi per benestanti che sono spesso i paesi della Brianza.
Il segreto, come nelle relazioni amorose, è la voglia costante di rimettersi in gioco, oltre al desiderio di trovare nuovi equilibri per continuare a divertirsi nello stare assieme.
Vito Mancuso, Alberto Maggi, Aldo Busi, Yasmine Reza, Yuval Noah Harari, Carrère, Sedaris, Bennet, i fratelli Singer.
Vi devo dire che faccio sempre la prima colazione a casa, rigorosamente lunga e lenta, tra piacevoli letture e diverse tazze di caffè filtrato. Ma adoro un pastel de nata (pasticcino portoghese a base di pasta sfoglia e uova, ndr) da Pasteis e il cappuccino doppio con cremino da Toldo.