Il cambiamento è da sempre l’obiettivo di Graziano Mazza, che con il suo brand Premiata ha rivoluzionato e influenzato l’estetica delle calzature per più di trent’anni. E lancia una nuova sfida.
DI GIULIANO DEIDDA
15 March 2022
Eclettica, creativa, innovativa.
L’azienda ha una lunga storia, siamo nel mercato delle calzature dal 1885, quindi è naturale che nel corso degli anni la società sia cambiata e noi con lei. Il brand Premiata è nato nel 1991 dalla mia volontà di intraprendere una strada innovativa e, collaborando con i più grandi stilisti e creativi, ho iniziato a dare forma al mio personale concetto di stile, fermo restando il rispetto della tradizione di alta qualità dell’azienda e del territorio.
La mia personale rivoluzione è stata quella di rendere casual le scarpe formali, praticamente quello che poi è stato definito vintage, scarpe dai materiali pregiati ma trattate in modo da sembrare usate. Con questo concetto è nata la francesina senza lacci, che in molti chiamano “modello Premiata”. Ho interpretato le sneakers a modo mio, usando materiali non convenzionali come nylon, jacquard, glitter, paillettes e piume, destinati solitamente all’abbigliamento, ma soprattutto ho avuto l’intuizione dei timbri sui fondi che poi sono stati fonte di ispirazione per molti altri.
Quando siamo entrati nel settore sneakers, primi anni ’90, non era affollato e la cosa più inconsueta era che un’azienda come la nostra, che produceva scarpe di alta gamma, iniziasse a cimentarsi in un nuovo segmento, in mano praticamente solo a marchi sportivi. La perseveranza nel proporre modelli che andavano fuori dai canoni, l’utilizzo di materiali pregiati, trattati con la nostra esperienza dovuta a una centenaria tradizione familiare, ha fatto si che la crescita sia stata continua e impetuosa, fino a rendere questi prodotti uno dei nostri punti di forza.
Lavoriamo bene in quasi tutto il mondo. Per il momento siamo meno presenti in USA, dove però stiamo puntando molte risorse, vedendone già i primi frutti, e UK. Abbiamo grandi problemi in Cina, paese estremamente scorretto nella registrazione dei marchi, dove siamo costretti a vendere con un altro brand.
Per noi era importante esserci in quanto stavamo lanciando la nostra prima collezione di abbigliamento. Non ci sono stati tanti visitatori, comunque reputiamo che sia stato un momento molto positivo, sia per la presenza di clienti importanti, sia per la copertura mediatica avuta, al di sopra delle nostre aspettative. L’unico rimpianto è stata l’impossibilità di incontrare i nostri clienti internazionali a causa dei limiti imposti all’ingresso di persone che hanno ricevuto vaccini non approvati in Europa.
I miei figli, Carlotta che segue il marketing e la comunicazione, e Vincenzo, diplomato alla Marangoni, che mi affianca nella direzione creativa, hanno insistito per sviluppare collezioni di abbigliamento e accessori, mondo al quale loro si sentono più vicini e che vedono come un naturale completamento della proposta di Premiata. Il progetto consiste nell’immaginare e reinterpretare una proposta di capi classici iconici con una cura maniacale dei dettagli e della qualità dei materiali. Tutto è racchiuso nel pay off “Apparel for a Demanding World”. Per veri e propri guerrieri urbani.
La maggior parte dei fondi delle nostre sneakers sono in materiali riciclati, ma John Low è stato il primo modello concepito all’origine con l’obiettivo di arrivare fino all’80% di ecosostenibilità. A seguire abbiamo creato un segno distintivo, la “E” verde, che segnalerà ai nostri consumatori i prodotti con valori ecosostenibili. Chiaramente potremo sviluppare questo percorso sempre di più solo se i nostri fornitori ci seguiranno nelle nostre specifiche richieste e se ci proporranno materiali allineati a questa evoluzione che reputiamo inderogabile.
La nostra è una produzione estremamente eclettica per cui riusciamo ad arrivare a una clientela molto variegata. Le calzature più particolari sono ricercate da chi è attento all’innovazione, mentre le sneakers sono acquistate da un pubblico più vasto, spinto dalle più varie motivazioni, prime fra tutte l’estetica e la leggerezza. In poche parole le nostre sono, fortunatamente, scarpe trasversali.
L’intervista a Graziano Mazza è stata pubblicata su Club Milano 62