Le proposte di footwear per la prossima stagione ci suggeriscono di camminare diversamente, forse più lentamente, e sicuramente con maggiore consapevolezza. Perché, come sempre, è dalla base, ovvero dal contatto con il suolo, che si costruiscono le rivoluzioni più sottili
DI GIULIANO DEIDDA
11 December 2025
Dalle collezioni maschili presentate tra Firenze, Milano e Parigi per la primavera estate 2026, affiora un sentimento comune, un invito diffuso al relax e una voglia quasi ostinata di leggerezza in contrasto con la complessità del momento storico. È come se la moda, anziché reagire con durezza, avesse scelto di sgusciare lateralmente, cercando sollievo in linee più morbide, tattilità vellutate e ritmi calmi. Questa nuova attitudine prende forma soprattutto nel footwear, che diventa la lente attraverso cui leggere una stagione improntata alla sottrazione e a un lusso silenzioso ma sorprendente.
La prima, grande inversione di tendenza riguarda la silhouette chunky che ha dominato l’ultimo decennio. Le suole extralarge, le forme ipertrofiche, l’esuberanza plastica dei pezzi pesanti cedono ora il passo a un minimalismo che non è nostalgico, ma rigoroso. Le calzature della prossima stagione sembrano infatti voler restituire al piede una dimensione reale, più vicina al movimento. In questo scenario, Prada rivendica ancora una volta la capacità di trasformare l’ordinario in un esercizio di stile radicale. Nella collezione maschile ideata da Miuccia Prada e Raf Simons, i mocassini da guida, diventano il manifesto di una sottrazione concettuale che non rinuncia all’impatto visivo. Pelle goffrata morbidissima, colori pop e una struttura ridotta al minimo costituiscono l’essenza di un cambio di tono che per i due direttori creativi significa arrivare al cuore di ciò che serve, senza fronzoli né nostalgie decorative. Una filosofia simile attraversa anche la sfilata di Paul Smith, dove l’abbigliamento, ricco di patchwork e collage, dialoga con calzature iper leggere. Le sneakers da guida sembrano quasi dei guanti tecnici per il piede, mentre i mocassini comprimibili, dalle suole filiformi, aggiungono una dimensione pratica a un guardaroba altrimenti giocoso. Etro costruisce invece una narrazione più intima. I suoi mocassini-pantofola in pelle con suola in cuoio e Pegaso in rilievo evocano una sensualità mediterranea, fatta di colori morbidi e gesti spontanei. Le slippers, protagoniste trasversali della stagione, confermano questa volontà di alleggerire il quotidiano. Dunhill le eleva a simbolo di un nuovo dandismo estivo, in bilico tra rigore aristocratico e sfumature rock. Le stampe floreali ispirate al XVIII secolo si sposano a giacche in lino e pantaloni in denim giapponese, creando un contrasto inaspettato e volutamente teatrale. Zegna le introduce invece in un’idea di informalità sartoriale. Le pantofole in tessuto sono pensate per essere portate con la stessa naturalezza con cui si annoda una giacca in vita, come se il gesto fosse parte integrante dell’outfit.

Se il lusso sembra riscoprire la sottrazione, lo sportswear sceglie invece di riaffermare la propria energia culturale. Adidas, in particolare, continua a dimostrare perché sia il marchio più performante del settore. Alla Paris Fashion Week il brand ha celebrato la propria storia calcistica con una retrospettiva ricca di materiale d’archivio, affiancata da collaborazioni che hanno ampliato i confini della sneaker culture. La partnership con Grace Wales Bonner (da poco nominata direttore creativo delle collezioni maschili di Hermès) si arricchisce di un modello rétro da calcio, con le tre strisce volutamente spaiate, dichiarazione di un’eleganza sportiva che flirta con la memoria visiva degli anni Settanta. Willy Chavarria, invece, inserisce le Megaride in una riflessione identitaria sulle estetiche messicano-americane, trasformando la sneakers in un oggetto culturale, prima ancora che stilistico. Tra i progetti più innovativi spicca il lavoro del Miyake Design Studio con Asics, che con Issey Miyake Foot inaugura un progetto congiunto per lo sviluppo di calzature. Hyper Taping, la loro prima creazione, reinterpreta le iconiche strisce della casa giapponese come un bendaggio atletico che avvolge il piede con funzione e poesia. È un modello che sembra progettato non solo per camminare, ma per tenere insieme il gesto del movimento. Junya Watanabe conferma la collaborazione con New Balance e propone la propria versione delle WRPD Runner, sneakers scultoree, quasi un oggetto architettonico, presentate in total white e abbinate a un abito in Principe di Galles portato senza camicia. Si tratta di una scelta che riassume perfettamente l’estetica del designer, anarchica, ma incredibilmente calibrata. Infine va segnalato il ritorno, deciso delle plimsoll. Le sneakers in tela che hanno segnato gli anni Duemila ritornano non come omaggio nostalgico, ma come nuovo terreno di sperimentazione. Jonathan Anderson, al suo esordio da Dior, le rilegge in chiave oversize, arrotondando la forma e ispessendo la suola, oltre che declinandole in tessuti che vanno dal tweed alla tela stampata. Valentino, Prada e Fiorucci completano il quadro, confermando che la semplicità della tela resta una piattaforma ideale su cui costruire nuove estetiche.

Guardando all’insieme, la primavera estate 2026 sembra proporre una riflessione sul rapporto tra corpo, movimento e moda. La leggerezza non è solo un attributo fisico, ma un gesto culturale, un modo di prendere posizione in un’epoca che tende al sovraccarico visivo ed emotivo. Le calzature diventano così simbolo di un nuovo equilibrio, di un lusso che non ha bisogno di imporsi con il volume ma con la sensazione di benessere che lascia al passo.