Linguaggi silenziosi e sculture da indossare

Nel panorama milanese, sempre più ricco di spazi dedicati alla sperimentazione, la BABS Art Gallery rappresenta un caso atipico e interessante. Fondata nel 2018 da Barbara Lo Bianco, la galleria nasce dall’idea di rendere l’arte una presenza quotidiana, un’esperienza vissuta e non soltanto contemplata. L’opera, qui, abbandona la sua distanza museale per diventare una “scultura da indossare”, un frammento d’arte che accompagna chi lo sceglie nella propria giornata, al pari di un gesto o di un abito.

Il progetto si fonda su una collaborazione stretta tra artisti contemporanei e maestri orafi, chiamati a confrontarsi nella realizzazione di gioielli che mantengono il carattere di unicità dell’opera d’arte. Il risultato sono pezzi unici o in tirature limitate che non rinunciano alla complessità concettuale della ricerca plastica, pur adattandola a una scala intima e tattile. L’invito rivolto agli artisti è quello di uscire dal proprio linguaggio abituale per misurarsi con una dimensione nuova: quella del corpo come spazio espositivo. Una sfida che richiama la stagione d’oro del gioiello d’artista italiano, tra gli anni Cinquanta e Ottanta, quando figure come Arnaldo e Giò Pomodoro, Fausto Melotti o Man Ray avevano già varcato la soglia tra arte e ornamento.

La curatela della galleria lavora sul dialogo tra i diversi formati dell’opera, affiancando ai gioielli le sculture o i dipinti che ne condividono le matrici formali. Ne nasce un percorso che permette di cogliere la coerenza del linguaggio di ciascun artista, mostrando come le linee, i volumi e i materiali possano migrare da un medium all’altro.  Più che una galleria commerciale, BABS si configura come un laboratorio curatoriale in cui la dimensione del prezioso non coincide con quella del lusso, ma con la ricerca. Ogni mostra è costruita come una riflessione sulla materia, sulla manualità e sulla possibilità di abitare l’arte.

Barbara Lo Bianco

Alex Pinna: il tempo del gesto

Fino al 18 novembre 2025, la galleria ospita la personale di Alex Pinna, Scendo subito, un progetto che rinnova il dialogo tra scultura e gioiello. Il titolo, ironico e domestico, evoca la voce di chi sta per uscire di casa, ma anche la sospensione del tempo, l’attesa tra un movimento e l’altro. È in quello spazio minimo – un gesto, una soglia, una promessa – che si colloca la poetica di Pinna.

La mostra presenta tre paia di orecchini, sette collane e un bracciale, accompagnati da sculture che ampliano la narrazione. Tutte le opere nascono dall’incontro tra corda e metalli preziosi, una combinazione che mette in tensione la leggerezza del quotidiano e la durevolezza del materiale. La corda, elemento ricorrente nella ricerca di Pinna, viene intrecciata con oro e argento in un equilibrio fragile e potente al tempo stesso: un modo per raccontare la continuità tra forza e vulnerabilità, gesto e forma.

Determinante nel processo creativo è stata la collaborazione con l’orafo Matteo Bonafede, e il confronto costante con Barbara, Gaia e Maria Carolina della galleria, in un dialogo che rispecchia lo spirito collettivo del progetto. Il testo critico di Paola Stroppiana, che accompagna l’esposizione, sottolinea come in questa nuova fase Pinna trasformi il gioiello in una “scultura portatile”, capace di abitare la memoria più che lo spazio.

In Scendo subito il gioiello non è un ornamento, ma una metafora della presenza: ogni filo e ogni nodo contengono la traccia di un movimento, di un pensiero o di un’emozione. È un invito a rallentare, ad ascoltare la materia e a riconoscere nella piccola scala dell’oggetto quella stessa intensità che l’artista restituisce nelle sue figure sospese.

Collana realizzata da Alex Pinna

In apertura, vista della mostra personale di Sophia Vari, pittrice e scultrice greca, presso BABS Art Gallery dal 20 amggio al 12 settembre 2025