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LIFESTYLE

Il Borgo dei furmaggiat

C’era una volta a Milano el borgh di formaggiatt, dove si stagionavano e vendevano le forme di formaggio trasportate lungo i Navigli. Passeggiando per lo storico Corso San Gottardo ancora oggi si incontrano le case con corte che ospitavano le antiche casere…

14 February 2018

Fino ai primi anni Sessanta un intenso odore di formaggio inebriava le narici di coloro che passeggiavano per Corso San Gottardo. Lo storico e vivace quartiere milanese, noto per le tipiche case di ringhiera che collegano il “borgo” al Naviglio Pavese, in una vita precedente era noto come el borgh di formaggiatt. Una cinquantina d’anni fa da queste parti si veniva infatti per assaporare il profumo di formaggio e acquistare prodotti caseari di buona qualità. Ma facciamo un salto indietro nel tempo per capire come nasce questa pittoresca tradizione…

Nel 1819 fu completata la costruzione dell’attesissimo Naviglio Pavese, dove a bordo delle chiatte venivano scaricati i formaggi prodotti dalla campagna a sud di Milano. Le copiose forme venivano scaricate nelle case affacciate sul Naviglio e conservate nelle casere situate nei piani interrati e ai piani terreno di ogni edificio, che si impregnavano dell’odore acre di formaggio. Man mano che arrivavano nuove forme, le precedenti slittavano in avanti e giungevano, dopo una stagionatura di tre mesi, alla rivendita affacciata appunto su Corso San Gottardo. Vivace era la vendita dei prodotti poiché il Corso, che fungeva da collegamento tra città e campagna, era attraversato anche dal Gamba de Legn, una locomotiva a vapore così chiamata probabilmente a causa dell’incedere ondeggiante.

L’odore delle decine di migliaia di forme stagionate nelle case del Corso era così intenso da impregnare gli abiti dei residenti del quartiere e renderli riconoscibili persino a distanza. Si racconta inoltre che per evitare la fermentazione del formaggio e i conseguenti problemi digestivi, le forme di formaggio venivano grattate in superficie: le scaglie di crosta ricavate ancora morbide venivano usate dalle Dame di San Vincenzo per insaporire la minestra per i poveri del quartiere.

Che fine hanno fatto le casere? Le norme sanitarie degli anni Sessanta resero obsole e illegali le casere di San Gottardo,  trasformate per lo più in cantine o negozi/laboratorio dedicati spesso alle attività artigianali. Ancora oggi si trovano però testimonianze fotografie de el borgh di formaggiatt e percorrendo il quartiere si possono ancora intravedere i lunghi e fioriti cortili di Corso San Gottardo e ammirare il sistema di corti passanti che attraversano l’isolato e portano al Naviglio Pavese.

L’angolo delle curiosità

Fino alla dominazione austriaca per motivi di dazi era vietato ammassare e conservare latticini e prodotti caseari all’interno della città e dei Corpi Santi. I produttori del lodigiano, piacentino e parmense si organizzarono quindi creando delle casere ad hoc nell’area di Corsico e Buccinasco. In questi magazzini i formaggi venivano fatti stagionare, quindi portati nei mercati milanesi e venduti al dettaglio.

Dopo l’Unità di Italia il divieto fu tolto e dopo il 1880 il quartiere intorno a Corso San Gottardo si trasformò in un gigantesco magazzino con decine e decine di casere per stagionare i formaggi della Bassa. Si stima che a fine Ottocento nel quartiere erano più di 200.000  le forme qui immagazzinate.

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