Loading...

CINEMA

Il thriller sociopolitico di Kathryn Bigelow

In concorso all’82ª Mostra del Cinema di Venezia, la regista statunitense Kathryn Bigelow torna dopo anni dietro la macchina da presa con un complesso thriller sociopolitico messo in scena da un grandissimo cast corale, da Idris Elba a Rebecca Ferguson

DI DENIS PREVITERA

10 September 2025

A distanza di otto anni dall’uscita di Detroit (2017), basato sugli scontri avvenuti nel 1967 che portarono a processo alcuni poliziotti accusati dell’omicidio di tre ragazzi afroamericani, la regista statunitense Kathryn Bigelow torna dietro la macchina da presa con un nuovo lungometraggio che si presenta come una prosecuzione e al tempo stesso una rottura del suo cinema più recente. Dopo una prima metà di carriera caratterizzata da storie esplicitamente di finzione che hanno segnato la storia del cinema, veri e propri cult capaci di creare personaggi e immaginari divenuti iconici, come i vampiri di Il buio si avvicina (Near Dark, 1987), i rapinatori surfisti di Point Break - Punto di rottura (Point Break) o il futuro distopico di Strange Days (1995), a partire dagli anni Duemila, in seguito al trauma collettivo causato dagli attentati dell’11 settembre, il percorso cinematografico di Bigelow inizia a concentrarsi su lidi più vicini al realismo. Al centro di questa seconda fase della sua filmografia si colloca in particolar modo una “trilogia tematica” realizzata con la collaborazione del giornalista Mark Boal in veste di sceneggiatore. Si tratta di film basati su eventi storici che hanno segnato l’identità degli Stati Uniti, come la seconda guerra del Golfo e i casi di alienazione dei soldati in The Hurt Locker (2008), l’uccisione di Osama bin Laden e le controverse azioni della CIA in Zero Dark Thirty (2012), e la già citata rivolta della 12th Street di Detroit.

Con A House of Dynamite (2025), distribuito a partire dal prossimo 10 ottobre direttamente su Netflix, la regista prosegue la sua indagine sociopolitica indirizzata verso l’identità americana, intaccandone tuttavia le fondamenta con un presupposto di finzione. La domanda attorno a cui l’opera si costruisce è tanto semplice quanto terrificante: cosa succederebbe se ciò che si è sempre temuto a partire dalla Guerra Fredda, ovvero un attacco missilistico nucleare su suolo statunitense, dovesse diventare realtà? Il film si divide in tre capitoli che ripercorrono attraverso prospettive differenti, tutte riguardanti in qualche modo l’entourage del Presidente degli Stati Uniti, interpretato da Idris Elba, i diciannove minuti precedenti all’impatto di un missile nucleare su Chicago da parte di un nemico sconosciuto (forse la Russia? Forse la Corea del Nord?), rischiando di causare una stima di dieci milioni di vittime. A differenza però dei film catastrofici a cui il cinema americano ci ha abituato, da Deep Impact (1998) di Mimi Leder a The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo (2004) di Roland Emmerich, che si concentrano sullo scenario conseguente all’evento, Bigelow sceglie di lasciare totalmente fuori campo l’impatto della bomba e ciò che ne segue, fermandosi poco prima.

Tutti e tre gli atti si concentrano difatti sulle interazioni interpersonali tra i personaggi, ad esempio il tentativo da parte dell’ufficiale Walker, interpretato da Rebecca Ferguson, di contattare la propria famiglia, e soprattutto sulle loro reazioni psicologiche ed emotive, che, se in un primo momento esprimono la speranza e la fiducia di riuscire a sventare la minaccia, nel corso del tempo lasciano il passo al senso di rassegnazione e alla paura di dover affrontare un’inevitabile tragedia da un momento all’altro: la cosiddetta Mutual Assured Destruction (MAD), ovvero la distruzione mutua assicurata. Il risultato è un complesso affresco sui timori reconditi del popolo americano, o addirittura di quello mondiale, attraverso una struttura che rievoca alla memoria il recente The Last Duel (2021) di Ridley Scott, in cui ogni prospettiva contribuisce a completare un grande puzzle già disseminato di indizi. Basti pensare alle urla misteriose che è possibile sentire fugacemente durante la videoconferenza, che trovano spiegazione soltanto negli ultimi minuti prima dei titoli di coda. Un thriller adrenalinico in cui la tensione è la vera protagonista, costringendo lo spettatore a fare i conti con pensieri oggi (forse) non così fantascientifici.

A_HOUSE_OF_DYNAMITE_-_Official_still__Credits_Netflix_2025___2_

Foto courtesy Netflix
In apertura, Anthony Ramos. Foto courtesy Netflix

ARTICOLI CORRELATI


Iscriviti alla nostra newsletter
Utilizziamo i nostri cookies, e quelli di terzi, per migliorare la tua esperienza d'acquisto e i nostri servizi analizzando la navigazione dell'utente sul nostro sito web. Se continui a navigare, accetterai l'uso di tali cookies. Per saperne di più, consulta la nostra Politica sui Cookies.