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LIFESTYLE

L'epica del freddo

Fonte di preoccupazione a causa del riscaldamento globale, di mistero grazie alle grandi esplorazioni e di salute per merito della “banale” refrigerazione: il ghiaccio, risorsa preziosa, è oggi più che mai al centro dei nostri pensieri.

13 January 2020

Il ghiaccio, così freddo e ostile alla vita (chi mai vorrebbe vivere circondato dal ghiaccio? La risposta a sorpresa, come vedremo a breve, è: un sacco di gente), si sta sempre più rivelando per quello che è in realtà, ovvero una risorsa preziosissima. E proprio per questo, negli ultimi anni è diventato una delle nostre preoccupazioni peggiori. Il ghiaccio ci angoscia, ma non perché ce ne sia troppo, bensì, per via del progressivo riscaldamento del pianeta, perché ce n’è sempre meno. E sta continuando a sciogliersi a ritmi allarmanti. Che i ghiacciai si stiano ritirando fino in alcuni casi a scomparire, è cosa verificabile da chiunque sia solito fare escursioni in montagna e si sia reso conto, ritornando a distanza di anni in una passeggiata che un tempo costeggiava una gloriosa riserva di ghiaccio, di quanto questa si sia ridotta in estensione. Ma è anche la cronaca a raccontarcelo: di recente ha fatto scalpore il “funerale”

al ghiacciaio Okjokull in Islanda, mentre senza andare lontano si ritiene ormai solo una questione di tempo il collasso del ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco.

A preoccuparci più di tutti è però, per ovvie ragioni di estensione, lo scioglimento dei ghiacci del Polo Nord, regione in cui la temperatura sta aumentando in maniera più rilevante che altrove. Delle conseguenze di questa tragedia ambientale si è parlato diffusamente, ma in realtà i futuri effetti del riscaldamento dell’Artico non sono ancora ben chiari. Proprio per far luce su quello che potrebbe accadere nei prossimi anni è stata inaugurata un’impresa grandiosa, che non ha pari nella gloriosa storia dell’esplorazione dei poli. Tornando alla domanda di cui sopra – chi mai vorrebbe vivere nel mezzo dei ghiacci? – la risposta è infatti: circa 600 scienziati che, a gruppi di una sessantina per volta, assieme a 40 membri dell’equipaggio, abiteranno di qui a un anno a bordo della nave Polarsten nell’ambito della missione MOSAiC. Salpata da Tromsø, in Norvegia, lo scorso settembre, l’imbarcazione andrà volontariamente ad arenarsi nei ghiacci artici. Ma non in un punto qualunque, bensì in una posizione ben precisa calcolata dopo lunghe rilevazioni. Da lì, la nave intrappolata su una banchisa di ghiaccio sarà trasportata dalle correnti marine fino al Polo Nord e oltre. Il tutto, in caso di successo, per un periodo di tempo di almeno dodici mesi, nel corso del quale saranno effettuati studi unici in numerosi campi, grazie ai quali sarà anche possibile fare chiarezza sugli effetti del riscaldamento globale sui ghiacci del Circolo Polare Artico. E, di conseguenza, sul destino prossimo della Terra. Il tutto cercando di tenere lontani dalla mente scenari in stile The Terror, l’angosciante serie tv targata Amazon che raccontava della spedizione delle navi Erebus e Terror, salpate agli inizi del XIX secolo per cercare di completare il famoso passaggio a nord-ovest fra i ghiacci del nord e mai più tornate indietro. Proprio i “deserti” di ghiaccio hanno ospitato, in effetti, le ultime grandi esplorazioni del genere umano, desideroso di spingersi, nella sua sete di conoscenza che riecheggia quella dell’Ulisse dantesco, anche laddove la vita è impossibile. Amundsen (il leggendario esploratore norvegese che nel 1911 per primo conquistò il Polo Sud) e soci sono fra gli ultimi eroi dell’epica della scoperta, e tutt’oggi numerose spedizioni sono messe sotto scacco proprio dall’impenetrabilità dei ghiacciai.

Ma il ghiaccio non è solo fonte di ansia e di mistero, è, per fortuna, anche qualcosa di assolutamente quotidiano e rassicurante. Anzi, potremmo dire che la capacità di padroneggiare il ghiaccio – o meglio, il freddo – sia stata una delle più grandi conquiste della storia dell’umanità, alla pari della “scoperta” del fuoco. E non solo perché in questo modo i nostri gin tonic, arricchiti di un paio di cubetti, sono molto più piacevoli e rinfrescanti. Ma, soprattutto, perché l’invenzione della refrigerazione, assieme alla scoperta della penicillina e dei vaccini, è stato uno dei fattori che più hanno migliorato le condizioni di salute e allungato l’aspettativa di vita. Insomma, la prossima volta che aprite il frigo per recuperare un cartone di latte perfettamente conservato a distanza di giorni dall’acquisto, o quando vi avventurate, memori delle imprese di Amundsen fra i ghiacci del freezer alla ricerca di una busta di minestrone congelato, ricordatevi di rivolgere un grazie mentale al vostro adorato elettrodomestico.

Articolo pubblicato su Club Milano 53 novembre – dicembre 2019. Clicca qui per scaricare il magazine.

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